
Videogiochi e copyright: uso dei paesaggi e degli edifici
E’ un vero e proprio fenomeno la serie tv sudcoreana “Squid Game” su Netflix.
Per chi ancora non l’avesse vista o non avesse letto la trama, la serie racconta la lotta di classe sotto forma di gioco per la sopravvivenza. Un gruppo di persone in difficoltà economiche vengono reclutate da una misteriosa organizzazione per partecipare a sei giochi popolari per bambini.
Chi vince si porta a casa il montepremi milionario. Chi perde muore.
La maggior parte della storia si svolge all’interno di un edificio in cui sono ospitati i concorrenti. Le sue geometrie particolari, secondo Daniela Collu (@stazzitta), ricorderebbero la Muralla Roja disegnata da Ricardo Bofill Levi a strapiombo sul mare e situata a Calpe nella Costa Blanca in Spagna.
Ma si possono pubblicare liberamente edifici e panorami all’interno dei videogiochi?

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Gli edifici nei videogiochi
Nei videogiochi sono spesso presenti marchi celebri, personaggi famosi e anche le cd. real-world locations, ossia luoghi reali.
Ad es. centri storici di città famose, monumenti celebri oppure ambientazioni naturali di particolare bellezza. In alcuni casi i luoghi utilizzati all’interno dei videogiochi sono opere protette del diritto d’autore.
L’ordinamento italiano non prevede alcuna eccezione per l’uso di queste opere all’interno dei videogiochi. Quindi è sempre necessaria l’autorizzazione del titolare dei diritti d’autore e il pagamento del relativo compenso, per qualsiasi forma di riproduzione e/o elaborazione.
I limiti di utilizzo in Italia degli edifici
Per evitare il rischio di contestazioni non è sufficiente accertarsi che lo sfondo utilizzato nel videogioco riguardi opere cadute in pubblico dominio.
Perché queste opere potrebbero essere protette da diritti esclusivi. Ad es. dai diritti derivanti dal Codice dei Beni Culturali che ha introdotto una protezione speciale per i beni culturali dello Stato, delle regioni e degli altri enti pubblici territoriali.
In linea generale, i beni culturali non possono essere liberamente riprodotti, anche se collocati in un luogo pubblico. E su questa protezione non c’è termine di durata.
Per poterli utilizzare è necessario ottenere il consenso preventivo dell’amministrazione pubblica che li detiene. E successivamente procedere al pagamento di un canone.
La legge esclude l’applicazione del diritto esclusivo solo per alcuni usi: assenza di scopo di lucro e presenza di fini educativi, di critica o culturali.
I diritti di riproduzione degli edifici nei videogiochi
L’ottenimento dei diritti di riproduzione delle ambientazioni nazionali presenta complessità elevate. E’, infatti, necessario identificare se la location contiene beni protetti dal diritto d’autore.
E anche esclusa l’applicabilità della normativa sul diritto d’autore – che non si applica per molti luoghi iconici del nostro Paese, in quanto risalenti nel tempo – resta la questione dei beni culturali.
Questione che non è aggirabile o eliminabile dal momento che la protezione prevista dal Codice dei Beni Culturali non ha scadenza.
In questo caso va identificata l’amministrazione pubblica che può avere in consegna i beni in questione. Ricerca non sempre facile dal momento che alcuni beni possono coinvolgere diverse amministrazioni competenti.
Ad es. una piazza può avere più amministrazioni a seconda dei diversi tipi di beni culturali presenti: una scalinata famosa, di titolarità di una Soprintendenza, può condurre alla facciata di una nota Chiesa amministrata dal Vaticano.
Infine è necessario ottenere il consenso dell’amministrazione competente e pagare (se previsto) un compenso.
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L’ambientazione nei videogiochi
Oltre a questi aspetti si può aggiungere un ostacolo di principio, in quanto spesso i videogiochi sono considerati potenzialmente dannosi per l’immagine del bene culturale stesso.
Tutti questi aspetti disincentivano fortemente l’ambientazione di videogiochi in Italia. Con evidenti ricadute negative sul nostro Paese in termini di mancata valorizzazione del patrimonio culturale nazionale.
Infatti la diffusione e la notorietà dei videogiochi costituisce uno strumento di promozione molto importante per monumenti e luoghi. Ancora di più se si pensa al target di riferimento che utilizza maggiormente i videogiochi, che per collocazione, età e interessi è sempre difficilmente raggiungibile.
Il diritto d’autore nel Digital Single Market
Non risolve il problema neanche la Direttiva 2019/790 sul diritto d’autore nel Digital Single Market.
L’art. 14 della Direttiva prevede che le riproduzioni di opere dell’arte visuale cadute in pubblico dominio siano liberamente utilizzabili. La norma liberalizza l’uso di riproduzioni (prevalentemente fotografiche) di opere sculture e/o quadri che siano decadute dalla protezione del diritto d’autore per scadenza dei termini.
In sostanza agevola l’attività delle enciclopedie online in cui possono essere utilizzate fotografie semplici di opere cadute in pubblico dominio a corredo di una voce dedicata a un museo, un autore o un collezionista.
Ma non ha alcuna ricaduta sullo sviluppo dei videogiochi, in cui le immagini sono solitamente digital graphic realizzate ad hoc dagli sviluppatori dei videogiochi stessi. La questione dell’uso dei beni culturali resta, quindi, ancora aperta.
Cosa fare per utilizzare gli edifici nei videogiochi
Una strada per ovviare alla disciplina del Codice dei Beni Culturali potrebbe essere quella di ritenere le digital graphic realizzate per l’inserimento degli edifici o delle ambientazioni nei videogiochi delle elaborazioni creative. Quindi non delle riproduzioni fedeli delle real-world location ma delle vere e proprie rielaborazioni dotate di autonoma creatività. In questo senso al di fuori del campo di applicazione del Codice dei Beni culturali.
In questo caso la realizzazione e l’utilizzo delle digital graphics di edifici o di ambientazioni all’interno dei videogiochi diventa possibile anche senza autorizzazione e senza pagamento di alcun compenso.
Se vuoi approfondire gli argomenti trattati in questo Post leggi gli articoli della sezione Copyright.
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