
Professione Influencer: pubblicità a prova di legge
Professione Influencer: pubblicità a prova di legge.
Un tempo c’era la pubblicità, poi sono arrivate le televendite e adesso a raccontarci i prodotti per convincerci a comprarli c’è Instagram e gli influencer.
Gli influencer, lo dice lo stesso nome, “influenzano” i comportamenti di acquisto dei consumatori attraverso la pubblicazione di foto, video e commenti.
E’ il cd. “influencer marketing”, una forma di comunicazione a cui i grandi marchi, ma non solo, ricorrono frequentemente per promuovere i loro prodotti.
Anche all’interno di trasmissioni o produzioni televisive siamo ormai abituati a vedere prodotti sponsorizzati da aziende. E, infatti, compare la dicitura “Messaggio a contenuto commerciale” oppure “Inserimento di prodotti a fini commerciali”.
Leggo il disclaimer e so che i biscotti che mangiano nella mia fiction preferita oppure la carta assorbente che compare dietro lo chef in cucina sono stati inseriti per farmi capire quanto sono buoni e belli…e se li scelgono loro allora li voglio anche io.
E fin qui niente di strano. Quando tutto questo è un problema?
Quando non è così immediato capire se quella maglietta o quella tisana le uso perché mi piacciono oppure perchè mi hanno pagato per sponsorizzarle.
La sponsorizzazione commerciale è assolutamente lecita, esiste da sempre, ma deve essere dichiarata.
Post, foto e video degli influencer sollevano spesso dubbi di liceità, dal momento che la finalità pubblicitaria non è sempre riconoscibile ai follower, ma appaiono per lo più come una condivisione disinteressata e spontanea della propria vita quotidiana.
Non esplicitare la natura commerciale dei contenuti postati è una violazione del Codice del Consumo e del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.
Si violano norme che vietano le omissioni e/o le pratiche commerciali scorrette e ingannevoli.
Perchè?
Perchè magari senza tutte quelle foto bellissime in cui la barretta “togli fame, grassi, voglie, tutto” la mangi mentre porti il bambino a scuola e poi scrivi che non hai avuto fame per tutto il giorno oppure la crema miracolosa compare mentre mi racconti quanto la tua pelle è luminosa oggi ci avrei pensato due volte prima di fiondarmi a comprarne quattro confezioni.
E se i Post entusiastici sugli effetti miracolosi di quella crema o di quella barretta sono pubblicati dalla mia influencer preferita che mi dice che sono sponsorizzati o che la pagano per usarli io magari li compro lo stesso. Ma il mio è un acquisto consapevole.
L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) ha segnalato la necessità, nel caso in cui sussista un rapporto di committenza tra il personaggio noto e il marchio pubblicizzato, di rendere i consumatori consapevoli di trovarsi in presenza di un vero e proprio messaggio pubblicitario. E non di fronte a una condivisione autonoma e spontanea di un momento di vita.
In particolare l’AGCM ha invitato le società committenti ad adottare specifiche “linee guida” per chiarire e stabilire le regole di comportamento cui gli influencer devono uniformarsi. E che devono costituire parte integrante di ogni accordo di collaborazione commerciale stipulato con i singoli influencer.
Perchè, ovviamente, ogni rapporto di collaborazione serio deve essere regolamentato da un contratto.
Queste “Linee guida” devono inoltre illustrare il principio dell’indicazione trasparente della natura pubblicitaria della comunicazione, anche – e aggiungerei soprattutto – tramite i social network.
Non solo: le società committenti devono inserire, nei contratti di licenza del marchio a fini di sponsorizzazione, una clausola che preveda l’obbligo per gli influencer e per ogni partner commerciali di adottare tutte le misure e le cautele necessarie per evitare il verificarsi di casi di pubblicità occulta.
E in caso di modalità di pubblicizzazione scorrette del prodotto devono essere previste penali commisurate al valore economico del contratto. E, nei casi più gravi, deve essere previsto il diritto per la società committente di risolvere il contratto con facoltà di richiedere il risarcimento del danno.
Anche la comunicazione è importante.
Le società committenti devono prevedere l’adozione di una apposita comunicazione da includere in ogni spedizione di forniture in omaggio o di modico valore, con cui invitano il destinatario al rispetto della normativa a tutela dei consumatori e della concorrenza.
E chi sponsorizza deve inserire all’interno dei post una dicitura ben leggibile. In cui si indica la provenienza dei prodotti e la natura gratuita degli stessi.
Oppure, nel caso in cui si promuova un prodotto nell’ambito di un rapporto di committenza, inserire apposite avvertenze tramite hashtag. Quali: #advertising, #ad, #sponsoredby[nome del brand], #pubblicità[nome del brand], #pubblicità, ecc…
Oppure utilizzare frasi come: “Questo prodotto mi è stato inviato/regalato da [nome del brand]” oppure hashtag quali #prodottofornitoda+[nome del brand], #suppliedby[nome del brand]
Quindi se hai una collaborazione in essere con un qualsiasi marchio ricordati sempre di:
- farti mandare il contratto di sponsorizzazione
- dichiarare che stai sponsorizzando quel prodotto
- indicare sempre gli hashtag dedicati o le diciture previste
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