
L’e-commerce ai tempi di Instagram
Il consumatore digitale trascorre in media 2 ore al giorno sui social media e utilizza circa 7 canali per pubblicare, commentare e interagire.
Considerando che oggi il 42% della popolazione mondiale è attiva sui social, questo significa un enorme potenziale per le aziende che vogliono vendere online. E che devono quindi saperlo sfruttare con attività di marketing mirate.
Come rispondono i brand alle abitudini del nuovo consumatore digitale?
Il 91% delle aziende utilizza due o più canali social per entrare in relazione con clienti e prospect.
A livello mondiale sono oltre 65 milioni i business che possiedono una pagina Facebook e 25 milioni i profili Instagram associati a marchi commerciali. La presenza sui social network sembra essere apprezzata se l’80% degli utenti segue almeno un’azienda su Instagram e un terzo delle Instagram stories più viste provengono proprio dai brand.
Le aziende sono consapevoli che devono puntare sempre di più sul consumatore digitale, rispondendo in modo immediato e mirato alle sue richieste, mantenendosi in stretta relazione con il proprio target. Anche grazie ai social media e alla tecnologia digitale.
Ecco perché la funzione “Shopping” di Instagram spopola anche in Italia.
L’icona della borsetta permette a circa venticinque milioni di profili business presenti sulla piattaforma di inserire dei tag specifici nei propri post organici, nella speranza di trasformare i follower in clienti veri e propri.
D’altronde gli amanti della moda sono attivissimi su Instagram.
In media hanno il triplo dei follower rispetto agli utenti che non si interessano al “fashion”, seguono circa il doppio dei profili e hanno molta più probabilità di commentare.
Non solo: guardano anche più del doppio dei video rispetto a un utente medio e per più tempo.
In altre parole, sono già predisposti a riempire il loro carrello virtuale.
C’è chi compra su Instagram, attratto dal fluire continuo di prodotti che si infilano tra le nostre foto senza apparente contraddizione.
Quello che è interessante della funzione Shopping e di Instagram più in generale per le aziende è come stanno ridefinendo il modello di business dell’industria, di fatto modificando le dinamiche che fino a qualche anno fa rendevano estremamente difficile lanciare un marchio di abbigliamento.
Il successo di alcuni “Instagram brand”, è dovuto alla capacità di sfruttare al meglio il rapporto diretto con l’utente-consumatore. I marchi possono permettersi di saltare a piè pari il fardello dell’ingrosso (in molti scelgono di collaborare con rivenditori selezionati che ne comprendono le esigenze) e liberarsi dalla dittatura della stagionalità, focalizzandosi su una produzione più mirata.
E’ quello che stanno già facendo anche tutti i grandi rivenditori online, da Amazon a Yoox e a Net-A-Porter, con una profilazione sempre più precisa e un’offerta di servizi personalizzati.
L’immediatezza dell’accessibilità dei social hanno creato la cd. «era delle brand-ships», ovvero «il nuovo tipo di relazione tra il consumatore e il marchio, dove quest’ultimo si comporta più come un amico che come un’azienda».
Le potenzialità del feedback immediato del cliente rispetto all’oggetto che consuma è infinita.
Instagram ha creato un modello alternativo che necessita di determinati requisiti per funzionare.
Il primo è il seguito personale che ha il marchio.
Lanciare un progetto quando si può contare già su un numeroso gruppo di follower aiuta molto. Così come avere “amici”, famosi e non, che possano fare da cassa da risonanza.
Una volta superato lo sbarramento dell’indifferenza ed essersi conquistati il proprio spazio di rilevanza, bisogna mantenere un flusso continuo di contenuti, cosa che può essere piuttosto impegnativa.
Tra i lati negativi dell’esistere solo su quella piattaforma c’è infatti la sovraesposizione – quante volte un look o un oggetto ci ha stancato dopo essere comparso in massa su tutti i profili delle varie influencer? – e la certezza, a un certo punto della catena, di venire copiati.
Considerando la poca originalità di partenza di questi progetti e la ripetitività dell’algoritmo, è facile capire perché i nostri Instagram assomigliano sempre più a un loop infinito di una manciata di foto più o meno simili.
Se si vuole emergere non bisogna lasciarsi intimidire dalle presunte penalizzazioni del diabolico algoritmo, che leggenda vuole “sfavorisca” chi posta troppo spesso, quasi in una sorta di rinnovato dilemma morettiano (“Mi si nota di più se posto una volta ogni tanto e fingo di disinteressarmi o se posto più volte al giorno?”).
La maggior parte degli utenti interessati alla moda seguono almeno cento marchi. Se posti una volta al giorno, rischi di non essere visto dal tuo target di riferimento.
Quello che conta davvero è quanto si riesce a coinvolgere gli utenti sui prodotti, anche attraverso le Stories e i Live.
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