
Come creare prodotti con il marchio altrui
I tessuti e il pellame inutilizzato di Dior, Louis Vuitton, Givenchy e Fendi verranno venduti su una piattaforma online dedicata.
Si tratta dei grandi quantità di tessuti e capi invenduti che vengono utilizzati per realizzare nuovi prodotti.
Un’alternativa economica ma soprattutto ecologica rispetto all’utilizzo di materiali di nuova produzione.
Del resto il problema dell’invenduto non è una novità per i marchi. Tessuti non utilizzati, prototipi e campionari, vestiti che rientrano dai negozi. Il volume di scarti che il sistema moda produce è davvero enorme.

Photo by Jonathan Castellon on Unsplash
Usare i prodotti con il marchio altrui
L’iniziativa rappresenta un passo importante verso un sistema moda più sostenibile e circolare.
Ma è anche un nuovo tipo di moda che si situa tra il lusso e il prodotto di seconda mano.
I designer che lavorano nel campo dell’upcycling reinterpretano materiali che per altri sono scarti ma che per loro sono vera e propria ricchezza.
Abiti invenduti, prototipi, tessuti, prove di colore: sono la materia prima che è alla base del processo creativo.
Questi materiali vengono quindi smontati, riassemblati, arricchiti con ricami o applicazioni originali: alla fine si arriva così alla creazione di abiti e accessori unici.
Per un designer o uno stilista che vuole iniziare la propria attività avere la possibilità di trovare tessuti di qualità a prezzi ridotti e in quantità minime è una grande opportunità.
Creare prodotti con il marchio altrui
Se in linea generale il marchio appartiene al titolare e da un punto di vista strettamente commerciale è il titolare del marchio che decide con chi collaborare, mettere in vendita i materiali in eccesso rappresenta una svolta anche sull’utilizzo del marchio altrui.
Se è sempre consigliabile raggiungere un accordo con i vari brand per l’utilizzo, quando questo non è possibile è opportuno indicare che si tratta di prodotto realizzato con materiale originale del marchio. E che è un omaggio al marchio stesso.
Un modo per dare vita nuova a capi che non vengono più utilizzati. Una vera e propria rivisitazione dei grandi marchi.
Quindi non un prodotto che svilisce il marchio originario ma gli conferisce nuova vita. Tra l’altro realizzare un prodotto in tiratura limitate e, magari, a volte anche su misura aumenta il fascino e il valore del prodotto stesso.

Photo by MSCHF on Pinterest
Caso celebre di prodotto con il marchio altrui
Il collettivo di artisti statunitensi MSCHF ha creato i sandali “Birkinstock” facendo letteralmente a pezzi quattro borse Birkin di Hermès.
Soprassiedo sul brivido di dolore che mi pervade all’idea che una Birkin venga distrutta per diventare una ciabatta.
Niente da dire sull’operazione commerciale.
Il paio di sandali Birkinstock, che non ha ufficialmente nulla a che vedere con i quasi omonimi sandali Birkenstock, anche se il rimando è chiaro, è in vendita a un prezzo compreso tra i 34 e i 76 mila dollari (pari a 28- 62 mila euro).
Sull’uso di un marchio altrui – anzi due Birkenstock e Birkin – noi avvocati potremmo parlare all’infinito: utilizzo non autorizzato di marchio altrui, sfruttamento commerciale della rinomanza di un altro marchio, concorrenza sleale, ecc…
Ma la genialità dell’operazione è la realizzazione di una vera e propria opera. Poco importa se si tratta di una vendita a tutti gli effetti. Tanto che Business Insider ha definito il collettivo di artisti MSCHF autori di
“alcuni dei progetti e dei prodotti più assurdi, cinici e virali che si sono diffusi su Internet. I loro prodotti sono pensati per prendere in giro qualsiasi cosa, perché MSCHF è orgogliosa di spingersi oltre i confini”.
Chissà che in futuro invece di spendere oltre cento mila euro in Birkin per usarle come materia prima di un altro prodotto non si utilizzerà direttamente il materiale in eccesso. Sicuramente meno costoso e più etico.
Se vuoi approfondire gli argomenti trattati leggi gli articoli della sezione Marchi.
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